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Le sculture di Mimmo Paladino a Villa Rufolo

Da sabato 29 giugno a giovedì 31 ottobre oltre cinquanta sculture di Mimmo Paladino ed un corto - «Labyrinthus» - realizzato con Alessandro Haber e le musiche originali di Franco Mussida

Villa Rufolo – Piazzale dell’Auditorium “Oscar Niemeyer”
Da sabato 29 giugno a giovedì 31 ottobre

Curata da Flavio Arensi, promossa dalla Fondazione Ravello, in stretta collaborazione con il Direttore Artistico del Ravello Festival Stefano Valanzuolo - la suggestiva mostra di Paladino consta di 60 opere, tra cui la grande installazione dei venti «Testimoni» collocati in dialogo con l’architettura di Niemeyer.

Le opere di Paladino, che sono tutte un equilibrio fra segni, simboli e misteri, denotano da sempre un forte legame con la musica e più in generale con l’armonia vissuta come elemento geometrico. Il visitatore è sollecitato da richiami e rimandi al mondo dell’opera lirica e della musica, vivendo il connubio fra scultura e paesaggio. L’esposizione si snoda lungo i principali luoghi della Villa, a cominciare dal grande giardino della Torre dove l’anello di «Zenith» richiama l’ Anello di Wagner.

Per i viali e i giardini si potranno così incontrare alcune delle celebri opere del maestro beneventano, ambientate negli scorci più poetici, fra le colonne del chiostro, o raggruppate nell’antica sala da pranzo dove sono ambientate tredici sculture di medio formato. Monumentali, invece, il grande cavallo «Architettura», «Caduto a ragione», la composizione in ferro rosso «Respiro». Si tratta di una sorta di itinerario nella melodia che in Paladino diviene, appunto, motivo geometrico, slancio simbolico, forma pura.

Particolare rilevanza ha l’installazione dei venti «Testimoni» in pietra sulla piazza dell’Auditorium progettato dal grande architetto brasiliano Oscar Niemeyer. Il rapporto che si crea fra le sculture di Paladino e la costruzione è spettacolare e stravolge la normale prospettiva del luogo.

Sempre in Villa, negli spazi del Museo, saranno esposti i quattro manifesti che Paladino ha disegnato per la stagione verdiana del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Riccardi Muti (Nabucco, I due Foscari, Attila e Simon Boccanegra), con alcune varianti grafiche, per un totale di ventiquattro tavole fin qui mai esposte al pubblico.